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GianLuigi Gigi Galli Archivio News 2008

 

 

07/07/10 - Gigi visto da Galli

Si aspettava di rispondere a qualche appassionato curioso, quando ha lanciato sul proprio sito l’iniziativa “Intervista a Gigi”.

E’ stato travolto da oltre 43000 mail provenienti da quattro continenti. Questo il tentativo di Galli di rispondere a tutti, pro o contro che fossero, a cuore aperto. Vista l’enorme quantità di richieste, abbiamo organizzato le domande per argomenti e Gigi ha fornito risposte ampie, per cercare di rispondere a tutti i quesiti, anche se forse ci sarebbe voluto un libro…

 

Rallista per caso. L'inizio della carriera.

L’inizio della mia vita rallistica è stato tutt’altro che prevedibile. Da ragazzo mi piacevano le corse su strada, ma non era proprio una passione. Ci divertivamo a fare delle scorribande nel mio paese (Livigno, ndr), specialmente d’inverno quando c’era tanta neve sulle strade.

Era una giornata estiva del 1991 quando, al bar con tutta la compagnia, ci fu un primo vero segno. Tra una risata (e bevuta) e l'altra avevo lanciato una scommessa: pagavo una birra a tutti gli amici se non fossi riuscito a trasformare una semplice Fiat Uno in una vettura 4x4 turbo. Loro la presero per scherzo, ma io no! Avevo 20 anni e lavoravo già da tempo come meccanico nell’officina di mio zio. Ero consapevole dei miei limiti ma quella scommessa mi diede una motivazione tale che, a testa bassa, mi misi all'opera.

Prima delle competenze meccaniche, il problema da risolvere era il denaro. Avevo bisogno di una Fiat Uno, anche vecchia ed inutilizzata, e di una vettura che disponesse di trazione 4x4 da cui prelevare tutto il gruppo trasmissione per poi adattarlo alla piccola utilitaria torinese.

Conoscevo Fabrizio, un pasticciere di Livigno, che per noi tutti era una sorta di guru delle competizioni perché aveva già corso diverse gare del campionato neve-giaccio e sapeva come giravano le cose. Andai da lui una mattina e gli chiesi: “Se appoggi economicamente la mia idea, ti costruisco io la vettura da corsa che potrai usare per disputare la gara del campionato neve-giaccio che si svolgerà a Livigno in Gennaio!” Gli spiegai a grandi linee di cosa si trattava e decise di supportarmi. Servivano pochi milioni di lire, niente di “pesante” ma che all’epoca non avevo assolutamente.

Superato questo scoglio acquistai in recupero una Fiat Uno ed una Toyota Celica ST165 incidentata. Non mi interessava lo stato estetico o telaistico ma solo la trasmissione ed il motore in buono stato.

Bene, il necessario ce l’avevo. Ora si poteva affrontare la sfida…

Diverse settimane di impegno ininterrotto nei week-end e di notte durante la settimana. Il venerdì ed il sabato sera, al ritorno dalla discoteca, i miei amici si fermavano in officina per darmi una mano, per farmi compagnia… Ricordo con molto piacere quelle nottate passate assieme.

Fu un lavoro incredibile, smontai completamente pezzo per pezzo la Celica: adattai semiassi, differenziali, turbina, attacchi del motore per montare il tutto sul telaio della Uno. Dovetti segare addirittura l’albero di trasmissione perché era troppo lungo. La concezione di quella macchina era una vera follia.

Comunque arrivò il fatidico giorno: la messa in moto con relativo collaudo della vettura. Per l’occasione era tenuta insieme in qualche modo, senza portiere, senza cofano, senza parabrezza…

Assieme a Fabrizio andammo sulla pista del paese per fare alcuni giri di prova. Avevo vinto la scommessa: la vettura girava al meglio! Fabrizio la faceva andare veramente forte ma dopo alcuni giri si fermò, scese, si tolse il casco e mi disse: “ Gigi, la macchina è straordinaria! Funziona tutto perfettamente, ma non posso usarla per correre. Pensa se faccio un incidente o la rovino, tutto il tuo lavoro, i tuoi sacrifici… Devi tenerla tu! Per i soldi non preoccuparti, considerali come una mia sponsorizzazione…”  Con quella macchina mi presentai alla gara livignasca a cui era stata destinata per Fabrizio. Ma al volante c’ero io: feci in tempi record la licenza e tutto il resto per poter partecipare. Peccato però che disputai solo il primo turno di pre-qualifiche.

Parto con grinta nei giri di qualificazione…3,4,5…9 giri!!!! Dovevo farne solo 4 ma, preso dall’eccitazione della competizione, non vedevo la bandiera a scacchi, i concorrenti fermi, i commissari a bordo pista che gesticolavano ma ho notato - con sorpresa - alcuni amici sulla strada che urlavano di fermarmi. Il direttore di gara mi ha squalificato commentando: “La nostra unica speranza era che finissi la benzina!”.

Dopo quella gara fu cambiato il regolamento tecnico, che prevedeva che il motore ed il telaio dovevano essere della stessa casa costruttrice. Incredibile! Mi trovai costretto a comprare altre due Toyota rottamate (quella originaria era disintegrata), una incidentata a destra e una a sinistra per poter smontare tutto il materiale dalla Uno e ricostruirlo in una scocca Toyota. Con la Toyota ex-UNO disputai  qualche altra gara anche fuori dalla Lombardia finchè, nel 94 conobbi Giuseppe Rinaldi. Un grande  appassionato di corse automobilistiche, una persona saggia, molto più grande di me, che veniva spesso a Livigno per fare qualche gara su ghiaccio e ci divertivamo insieme.  Una volta partecipammo entrambi ad una gara di Endurance che io vinsi. A fine gara, mentre ero seduto sul carrello da trasporto dell'auto da corsa, Giuseppe mi si avvicinò e disse: "Se io fossi tuo padre ti aiuterei per fare un Trofeo Monomarca, tipo 112 o 500 perché secondo me potresti fare bene". Io ascoltai con attenzione le sue parole, che per me avevano grande valore, e mi fecero scattare dentro qualcosa. Non esitai: "Ok, allora lo faccio". La sera stessa cercai sulla guida telefonica il numero della Stagni Assicurazioni (Stagni era molto popolare in Valtellina per la sua attività nei rally) per informarmi e farmi dare qualche consiglio. Lui approvò la mia idea del Trofeo, perché poteva essere uno sbocco accessibile per mettersi in mostra. Mi indirizzò ad una sua scuderia bresciana che, casualmente aveva una 500 disponibile. Comprai la macchina, che curavo da solo, e Stagni mi procurò l'appoggio della scuderia con cui correva lui per la logistica e l'assistenza: partivo da Livigno con un'Alfa 33 Station Wagon - presa in prestito perché aveva il gancio di traino -, caricavo sul carrello la mia 500 che avevo rialzato per la gara e la portavo alla scuderia a Como. Lasciavo lì l'auto da corsa e andavo a fare le ricognizioni. Poi mi raggiungeva il team della scuderia con l'auto da corsa e facevo la gara. Quindi riagganciavo il carrello con la 500 e ripartivo per Livigno dove preparavo la macchina per la gara dopo. Dormivamo in roulotte, il navigatore preparava delle belle carbonare per tutti gli iscritti al Trofeo… Fu un anno cruciale per me, dove ho capito veramente cosa sono i rally. Un’esperienza incredibile. A fine anno qualcosa si smosse, ricevetti come premi dei treni di gomme nuove, arrivò il sostegno da parte di alcuni team… insomma, piano piano, mi stavo facendo largo.

Il 1996 fu un autentico capolavoro, sicuramente il trampolino per la mia carriera. Vincemmo molte gare quell’anno, ero carico al massimo e alla fine vinsi il Trofeo 500.

Il premio per il vincitore del campionato era veramente elevato e dava la possibilità di poter investire questo denaro per un programma al top per l’anno successivo.

Quindi venne la Ford Escort Cosworth Martini del Jolly Club, e dopo la Mitsubishi Lancer di Gr.N con RalliArt Italy, Vieffe Corse, Mauro Nocentini… Ma questa ormai è storia “recente”, di soli di 12 anni fa….

 

Come è nata l'opportunità nel WRC.

Nel 2002 la Mitsubishi, dopo alcuni anni di partecipazione al Mondiale Rally senza grossi successi, decise di sospendere per un anno il programma ufficiale. In questo lasso di tempo la dirigenza della Casa contava di riportare il marchio ai livelli di competitività che vantava fino alla fine degli anni ’90. Per raggiungere questo obiettivo decise di riprogettare da zero la vettura, ingaggiò ingegneri e motoristi di primo livello e decise di puntare su nuovi piloti. Per questa ragione diede la possibilità ad alcuni piloti, che già si erano affacciati al Mondiale rally, di fare alcune giornate di test con la versione 2002 della Lancer WRC. Questi piloti erano Daniel Solà, Henning Solberg, Kristian Sholberg ed io. Oltre ad essere una bella iniziativa per inserire volti nuovi nel Mondiale, fu anche un'intelligente mossa di marketing. Mi ricordo infatti che in quei mesi si faceva un gran parlare di questa operazione: grazie alle nazionalità diverse dei piloti (Italia, Spagna, Norvegia, Finlandia e Francia con Panizzi) questa particolarità nella procedura di scelta generò una grande attenzione da parte della stampa specializzata mondiale.

 

Il programma Mitsubishi dal 2004.

Mitsubishi aveva programmato di affrontare i primi tre anni senza mire di risultato. Come primo approccio, oltre a una serie di test obbligati, era stato deciso di sviluppare la vettura in gara. Il programma triennale aveva anche lo scopo di creare uno spirito di squadra perché era un team che partiva da zero, con personale, macchina e piloti nuovi.

Ricordo che affrontammo il Rally di Montecarlo 2004, la prima gara della nuova Lancer WRC, con pochissimi giorni di test alle spalle.

Il primo anno fu molto duro per via dei molti problemi meccanici, anche durante i test. Questo rendeva il tutto più difficile perché rallentava lo sviluppo e l’affinamento della vettura, che era fondamentale per farla crescere in termini puramente prestazionali.

Per il 2005 la nuova formazione della squadra era composta da Rovampera, Panizzi ed io. A parte Harri (Rovampera ndr), che era la prima guida, l’impegno di Gilles (Panizzi ndr) ed il mio veniva deciso di gara in gara, in base ai risultati. Non sapevo quindi quali gare avrei fatto, su che fondi avrei corso. Ma logicamente accettai di buon grado la situazione mettendomi a disposizione del team perché il mio grande desiderio di trasformare la passione in una professione stava per essere appagato…

Dopo le buone prestazioni di inizio anno, la squadra decise di investire su di me. Alla fine del 2005 avevo disputato 13 rally sui 16 in calendario.

Isao Torii, Team Manager della Mitsubishi Motorsport, mi diede la possibilità di svolgere molti test. I risultati si vedevano in gara: da metà anno in poi i tempi in prova migliorarono decisamente. Nonostante avessimo una vettura ancora in piena fase di sviluppo, molte volte riuscivamo a stare al passo dei leader.

Questa mia crescita a fine anno fu coronata nel migliore dei modi: la firma di un contratto triennale come prima guida per la Mitsubishi nel Campionato del Mondo. La realizzazione di un sogno, il raggiungimento di un obiettivo rincorso per tutta la vita!

Purtroppo poi, il 14 dicembre 2005, una telefonata… è storia…

 

Il dopo Mitsubishi.

Mi è naturale pensare che, in quell'ormai lontano dicembre 2005, l'inaspettato ritiro della Mitsubishi dal WRC abbia giocato un ruolo determinante sul futuro della mia carriera. È stata una botta tremenda, mi è veramente caduto il mondo addosso la sera in cui ricevetti quella telefonata. Era la mia prima grande occasione di dimostrare veramente qualcosa. Avevo lottato e sacrificato tanto per conquistarla e l'ho vista svanire in un soffio. Malgrado questo, ho reagito e subito cercato di organizzarmi al meglio per imbastire un programma per il 2006. Quell'anno iniziai con la Lancer della RalliArt Italy per poi saltare a bordo della Peugeot 307 (di Bozian prima e BSA poi). Sforzi ed investimenti pesanti che però ci diedero la possibilità di metterci in luce e di far vedere che eravamo ancora lì a batterci con i migliori.

Anche per il Campionato del Mondo Rally la fine del 2005 ha portato una vera rivoluzione: i costruttori impegnati sono passati da 6 a 2. Tutto il materiale delle squadre ufficiali ritirate era passato in mano a team privati che, ovviamente, per correre chiedevano soldi (tanti), puntando solo al loro business e non alla promozione del marchio o del prodotto come i costruttori.

Gli anni successivi ho potuto correre con una certa frequenza grazie all’appoggio dei miei sponsor, di Pirelli, dei miei amici e anche grazie alla penale pagata da Mitsubishi. L’intera somma “recuperata” dall’abbandono della casa giapponese l’ho investita nella mia carriera e nelle mie speranze. Forse è proprio per quest’ultimo aspetto che a volte rimango male a leggere certi commenti che mi riguardano, cattivi o immotivati, sui giornali e su internet.

 

Voci di debutto nel drifting

Quando ho saputo di articoli che parlavano del mio passaggio al drifting non ho potuto far altro che sorridere. Questa è un’altra chiara dimostrazione di come alcuni giornalisti raccolgano delle voci e le trasformino poi in storie senza fondamento. Riducendo tra l'altro il drifting a passatempo di esibizionisti con macchine potenti. Tralasciando queste piccolezze, la realtà è che stavo lavorando su un progetto molto articolato, un'operazione di promozione dei rally altamente spettacolare - direi cinematografica - che mantenesse la mia visibilità al di fuori delle competizioni creando al contempo valore per potenziali nuovi sponsor. Benché quest’idea non avesse nulla a che fare con il drifting, vi posso garantire che la reazione delle aziende verso questa disciplina è realmente entusiasta.

Questo mi ha fatto pensare su cos’è diventato il “prodotto rally”. Ci vogliamo rendere conto che oggi è più facile reperire sponsor facendo "il tondo" che correndo sul Col de Turini innevato? Questo fatto merita riflessione.

 

Hai mai pensato ad un manager?

Eccome! È dal 2001 che lo cerco ma la situazione è assai diversa da come la maggior parte delle persone pensano. Negli anni passati ho contattato alcuni dei migliori manager sportivi in circolazione. Le loro credenziali erano altissime e vantavano conoscenze in ogni ambito. Quando però si informavano e capivano come gira il mondo dei rally ricevevo solamente dei rifiuti.

L’unico periodo, guarda caso, in cui ho avuto a fianco un manager è stato nel 2005, quando firmai il contratto triennale con Mitsubishi. In quel caso nessuno aveva problemi ad accettare una proposta di collaborazione ed un manager era necessario per consigliarmi e per tutelarmi nei rapporti con il team. Al contrario quando non si hanno rapporti con un costruttore, un manager servirebbe per contattare e “agganciare” nuovi sponsor. Ma questo onere complicato e molto specialistico in pochi se lo prendono.

 

La fase di appiattimento del Mondiale Rally.

Dare delle spiegazioni sul perché il Campionato del Mondo si sia trovato con due costruttori e due piloti a poter lottare per il titolo assoluto è difficile.

È logico pensare che l’assenza di costruttori “alternativi” renda la vita più semplice ai piloti ufficiali. Questo perché i mezzi (tecnici e finanziari) di cui può disporre una squadra ufficiale sono elevatissimi, rispetto a quanto possa permettersi un team privato, anche per la diversità di obiettivi di cui accennavo prima.

L'aspetto che secondo me riflette maggiormente questo squilibrio di valori è la possibilità di effettuare test. Basti un aneddoto significativo: l’anno in cui ero in Mitsubishi (2005), prima del Rally di Svezia avevo svolto 3 giornate di test dedicate alla ricerca dell’assetto di gara più adeguato e alla scelta dei chiodi. Si facevano almeno 200/250 km al giorno e ricordo che l’ultimo dei tre giorni era mirato alla scelta dei chiodi da utilizzare in gara: 7, 7,5 o 8 mm. Oltre al fattore prestazionale, grazie ai test si raggiunge un feeling con la vettura che ti avvantaggia nelle prime fasi di gara, mentre i privati salgono in macchina magari dopo due mesi di completa inattività. Sono dettagli che in una stagione si fanno sentire, eccome…

La F1 e la Moto GP a questo aspetto hanno già posto un correttivo: test ad inizio anno e poi solamente in determinati periodi del Campionato. In questo modo la Ferrari (che ha la pista fuori casa a Fiorano) o la Force India, hanno la stessa preparazione pre-gara. Ed il risultato si è visto nel corso della passata stagione, con indubbio beneficio per lo spettacolo, il Campionato, l'audience TV.

 

S2000 / Serie IRC?

Molti, moltissimi mi chiedono perché non ho dirottato i miei interessi sull’IRC. Spero di poter dare ora una risposta esauriente perché leggo e sento commenti sul mio conto che non rispecchiano la realtà. Vengo spesso dipinto come il pilota orgoglioso che non vuole fare un passo indietro, ma sfugge il fatto che non mi è mai stato offerto un volante per correre in questa serie e correre privatamente per sostenere una stagione al top comporta, anche in questo contesto, dei costi molto elevati. Detto questo, bisogna fare delle scelte. Per quanto mi riguarda, da quando ho potuto misurarmi con piloti professionisti e ho ottenuto i primi risultati in campo nazionale, il mio obiettivo di carriera è stato sempre uno: correre al top nel Mondiale Rally. In questi ultimi 10 anni ho puntato solamente a quello ed ho dato tutto me stesso per riuscirci. Gli sforzi sono stati enormi, le decisioni difficili da prendere, ma a guardare indietro non rimpiango nulla. Adesso è inutile che stia a rinvangare nel passato in cerca di cause o scusanti per giustificare il mio attuale stop. In questo momento trovare sponsor pronti a sostenerti non è difficile, è difficilissimo!

Purtroppo la situazione è aggravata dallo stato in cui si presentano oggi i rally, torniamo sempre allo stesso punto. Basti guardare dove stanno investendo alcune delle case che erano impegnate nel Mondiale Rally in passato: la Skoda sponsorizza il Giro d’Italia, la Hyundai i Mondiali di calcio, la Seat l'Europa League, la Fiat il team Yamaha, la Toyota la Fiorentina, la Mazda sponsorizzava la Roma… Solo per citare quelle che erano impegnate nel WRC.

Il rally non è più considerato come una vetrina su cui puntare per “esporre” il proprio prodotto. Un costruttore preferisce sponsorizzare una squadra o un evento in una disciplina più visibile e più pubblicizzata. E non si può dargli torto, prendendo atto del demerito del Campionato del Mondo Rally.

Fino a quando non crescerà la spinta a promuovere e valorizzare i rally dal punto di vista della comunicazione purtroppo rimarrà tutto così com’è.

Comunque io ci credo ancora, e continuo ad inseguire il mio sogno, che non sono i soldi - credo si sia capito - ma la sfida per il gradino più alto… E, se riesco a trovare le condizioni per correre nel Mondiale, ci proverò ancora una volta. Che sono testardo è cosa nota e, in fondo, sognare non costa nulla…

 

27/09/09 - Gigi prova per Citroën Italia la Citroën C4 WRC

Malgrado  manchino  ancora  un  paio  di  giorni  alla fine dell’estate, la giornata  è  nuvolosa, piovosa… quasi autunnale. Ma il meteo non è il reale  indicatore  per  valutare  la  giornata che ha passato Gigi Galli lo scorso 18 settembre sul circuito francese di Riboux, vicino a Le Castellet.

L’evento  è  stato  organizzato  direttamente  da  Citroën  Racing  che, in collaborazione con le Filiali Citroën, ha invitato la stampa internazionale per  trascorrere  una  giornata a bordo delle vetture da competizione della casa del “double chevron”.

Per  la  filiale  italiana  (Citroën Italia),  come rappresentate, è stato scelto  il pilota che negli ultimi anni ha rappresentato il tricolore nelle gare  del  mondiale  rally:  Gigi  Galli. 

Il  suo compito? Testare la C4 WRC, vettura  campione  del  mondo  rally, e raccontare le proprie impressioni a Grand Prix, storica trasmissione sportiva in onda la domenica su Italia 1.

“E’  stato veramente un grande piacere effettuare questa prova!” – racconta soddisfatto  Gigi  – “Devo ringraziare prima di tutto Citroën Italia che mi ha  offerto  questa  possibilità.  La macchina è veramente bella. Ha un bel motore  ed  è molto maneggevole. Mi sono divertito molto a guidarla, e dopo qualche giro mi sembrava addirittura di essere al Luna Park!”

Per  Gigi,  partecipare  al mondiale con una vettura come questa sarebbe un sogno. Un sogno per il quale, in realtà, ci sta già lavorando. E chissà che non  riesca  a  completare il “puzzle” che gli permetterebbe di realizzarlo davvero questo suo sogno…

 

22/06/09 - Parola d'ordine: 2010

Se negli ultimi mesi avete avuto l’opportunità di parlare con Gigi, la parola che avrete sentito ripetere più volte è: 2010. Il pilota di Livigno ha fatto di tutto per cercare di imbastire un programma con la Focus del Team Stobart per questa stagione, ma la difficile situazione economica che ha investito tutti i settori ha reso ancora più difficile la ricerca di sponsor che avrebbero potuto aiutarlo a ritornare nelle corse in questo 2009.

Ma come sappiamo tutti, Gigi non è di certo un tipo che si arrende ed il suo impegno per ritornare ai massimi livelli è sempre alto.

“Questo 2009 è nato proprio sotto una cattiva stella” – ci spiega Gigi – “I presupporti per la realizzazione di un programma part-time c’erano tutti, ma il budget che avevo a disposizione mi avrebbe permesso di partecipare solamente a qualche gara spot senza la garanzia di una continuità. Io questo non lo voglio. Adesso ho focalizzato tutti miei sforzi sul 2010. Stiamo vagliando più possibilità, ma la decisione su cosa fare, e con che macchina, la dobbiamo ancora prendere.

I regolamenti per i rally del futuro sono delineati, ed anche in base a questo stiamo orientando la nostra scelta.

Il dialogo con Malcom Wilson, Stobart e Pirelli non si è mai interrotto. A loro ho presentato le miei idee ed i miei progetti. La reazione è stata positiva.

Quello che posso dirvi è che ho veramente tanta voglia di tornare a correre… al top!”

 

23/01/09 - Si sta lavorando

La stagione del mondiale rally è ormai alle porte.

Tramite messaggi sul guestbook, sulla bacheca di facebook ed e-mail indirizzate direttamente a Gigi, molti di voi sostenitori hanno chiesto notizie sulla stagione del nostro pilota di Livigno.

E’ stato lui stesso a voler informare, tramite questo breve comunicato, i sui fans sulla sua attuale situazione.

Al momento Gigi è in stretto contatto con Malcom Wilson per cercare di imbastire al un programma nel campionato del mondo con una Ford Focus e che gli consenta di disputare il maggior numero di gare possibili.

Parte del budget risulta ancora da trovare ed è proprio per questo che Gigi sta lavorando duramente.

Ha dedicato una vita, e anche un femore, al raggiungimento della massima serie mondiale di questo sport e non ha nessuna intenzione di arrendersi proprio adesso.

Come ormai molti di voi sapranno però le prime due gare del campionato, Irlanda e Norvegia, le salterà ma noi speriamo con tutto il cuore che possa ritornare nei rally il prima possibile per ridare a tutti i tifosi quelle sensazioni che ormai mancano dall’agosto scorso…

Chiunque volesse supportare Gigi in questo suo programma può contattarlo al seguente indirizzo E-mail: info@gigigalli.com