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C’erano dei disaccordi tra Bruce ed il resto della band? Se si quali erano e come cercavi di risolverli? Tutti erano delle brave persone. Le differenze erano “artistiche”. I ragazzi avevano questa idea: non volevano fare del metal convenzionale, anche se facevano parte di un gruppo con a capo Bruce Dickinson! Bruce aveva un paio di idee dentro di se che, se le avesse tirate fuori, poteva essere una sorta di “Sabbath”, quale io non volevo che diventasse. Ma i ragazzi della band avevano altre idee, un più moderno “heavy rock”. Io dovevo trovare un punto d’accordo in qualche modo. Bruce voleva creare un gruppo ma non voleva imporsi come un dittatore.
Qual è la tua canzone preferita di quell’album? “Strange Death In Paradise” sicuramente. “Meltdown”, perché abbiamo usato la batteria di “Back In Black”; ce la aveva Nicko. “Space Race” è grande, tuttavia non mi piace il mix adesso. Dopo c’è “God’s Not Coming Back”: c’è stato un momento in cui mi stavo innervosendo perché il gruppo (non Bruce) si rifiutava di suonare qualsiasi cosa di “troppo basilare” così gettai il guanto di sfida e chiesi loro di scrivere una “canzone rock a 3 corde” con una sola nota d’assolo. Solo 3 corde, non di più! Così fecero… anzi, non ci riuscirono ma fu uno dei momenti che ricordo con più piacere di quel esperienza! Bruce decise che si poteva fare un sacrilegio con una sorta di “canzone natalizia”, giusto per comporre una canzone demenziale… nella lirica. Penso sia diventata una B-side. Ci sarebbero altre che potrei menzionare, infatti non ci sono delle brutte canzoni ma al momento non me ne ricordo di altre.
Quali vicende legate alle registrazioni ricordi? La più bella e la più brutta. La più bella? Bruce portando la sua serie completa di “Il Prigioniero” per farmela vedere mentre eravamo a Great Linford Manor, dove avevamo lo studio. Camminando nel circondale agreste di mattina…. c’è una vecchia ferrovia che era stata trasformata in un sentiero pedonale, che continuava attraverso un vecchio canale e per altre miglia ancora. Uno dei più goffi momenti per la band e per Bruce. Il più brutto ricordo risale a quando provavamo a mixare ottenendo una cosa agghiacciante. I primi mixaggi erano buoni, quindi iniziarono a farsi peggiori. Io andai a casa ma Bruce mi fece tornare e provare a mixare ancora perché aveva capito che le cose stavano andando bene come avevo iniziato a dare il mio meglio. Certe volte hai veramente sfortuna. Tornai in studio e le cose andarono nel verso giusto.
Pensavi che questa formazione poteva sciogliersi dopo la registrazione di Skunkworks? Si parlava di fare un secondo album con te? Non si parlava, ma Bruce immaginava cha questa fosse la sua nuova band ed il suo nuovo sound, ed era pronto a prendere la cosa sul serio, se la gente (i fans) lo accettavano. Ma io sapevo che una volta finita la registrazione la band non sarebbe rimasta insieme per molto. Perché? Io dovevo gestire le loro “differenze creative” tra Bruce e gli altri componenti, probabilmente la maggiore che Bruce abbia mai provato. Vedevo che i ragazzi della band non ci mettevano veramente il cuore. Questo è il motivo perché è stata dura creare questo album. Belle canzoni, bei suoni, belle cantate, belle registrazioni. Ma la band non era una vera band nel senso dell’organico. Io riuscivo a farli suonare come una band in ogni modo, questo era il trucco.
Quanta possibilità creativa avevi a disposizione durante le registrazioni? Un paio di cose, ma molti arrangiamenti e liriche… noi abbiamo creato le regole per Bruce, non chissà cosa. Lui ci teneva molto a questo progetto. Questo l’ha obbligato a trovare nuove idee per le liriche. Infatti penso di averlo portare a pensare in modo diverso rispetto a quello che ha fatto in precedenza nelle sue registrazioni, stilisticamente. Il nostro piano era di non suonare come fanno altri, ed introdurci nella storia dell’heavy metal, potevo suonare l’allarme ogni volta che qualcuno stava tentando l’approccio con il “rock banale”, nemmeno con il riff o le parole. L’insieme era un gran esperimento per Bruce, e lui si divertiva in questo.
Bruce accennò che tu dicevi che “era come cucire assieme il mostro di Frankenstein” causa le loro differenze musicali. Per favore spiegami. Che difficoltà c’erano nel lavorare con loro? Un periodo frustrante. Mantenerli concentrati sull’obbiettivo era molto dura. In certi momenti era una band talentuosa al completo. Tutti grandi musicisti rock, grandi influenze, e ognuno di noi aveva una sua enciclopedia virtuale del rock. Tutti nutrivano una forte ammirazione per i Deep purple, per esempio, ma anche per i Spinal Tap. Ma mentre Bruce prendeva molto seriamente il suo heavy metal (dopo tutto l’ha fatto diventare un uomo ricco) sembrava che gli altri non la prendessero altrettanto. In fatti, loro non la presero molto seriamente, e lo si può capire dal brillante lavoro dei Sack Trick che loro erano pronti a scrivere insieme quando erano negli Skunkworks. Io so quanto sia difficile fare dell’heavy metal “ridicolo”, e so anche quanto tempo si stia per comporlo! Lasciando da parte le tue incertezze è come creare tutto il lavoro. Io non ricevevo che “Noi siamo dentro questo progetto insieme, tutti per uno e uno per tutti” sentento, dopo aver speso 2 mesi con questa band, così io sapevo che probabilmente non sarebbero andati lontano, comunque non avrei potuto dire questo a Bruce, perché se l’avessi detto non penso sarebbe stato un bel gesto. Ma un paio di anni più tardi, dopo che il gruppo si fosse sciolto, incontrai Bruca a Los Angeles e in quel momento feci il paragone con Frankenstein, dopo che ebbi avuto un po’ di tempo nel riflettere sull’esperienza. Lui mi capì benissimo e ci scherzò sopra dicendomi che il mostro doveva almeno aprire i suoi occhi e doveva persino stare seduto. Questo è esattamente quello che io sentivo durante le registrazioni, come io non potevo credere che stavo facendo questo lavoro, ma lo stavo facendo. Io ero concentrato nel fare la miglior registrazione possibile, e ottenere da ognuno il massimo. Sono convinto di aver fatto una buona registrazione. E’ esattamente come Bruce se la aspettava. Invece di un album solista di Bruce è una composizione di un gruppo con delle grandi identità. Sicuramente con suona come un album degli Iron Maiden, o nessun altro genere.
Da allora hai avuto mai qualche altro contatto con loro? Si… Io sono in contatto mail con i Sack Trick,e sto aspettando impazientemente il loro album tributo ai Kiss.
Perché è Oggi Skinner il produttore delle B-Sides? Io feci produrre qualcuna di queste… c’erano tre o quattro, incluse God’s Not Coming Back, Rescue Day and Armchair Hero. Se qualcuna si avvicinava al suono degli Skunkworks allora la facevo. Loro fecero un’altra sessione di B-Sides durante i miei viaggi in Inghilterra, con Oggi, negli studio di Mayfair. Penso sia dove “I´m In A Band With An Italian Drummer” sia nata e dove siano state fatte altre due canzoni. “I´m In A Band With An Italian Drummer” è veramente, in un certo senso, la vera prima canzone dei Sack Trick ed è in quel momento che i ragazzi rivelarono la loro direzione futura. Forse io ho mixato una di queste, più tardi, non ricordo bene.
Qualche considerazione sui successivi lavori da solista di Bruce o sugli Iron Maiden? Si… dopo Skunkworks il suo successivo album tornò ad assomigliare allo stile Maiden, comunque migliore se posso dirlo (gli Iron in quel momento non passavano un momento felice). Specialmente con il ritorno di Adrian nel gruppo. Chemical Wedding fu un altro buon album, sempre in stile Maiden. Dopo tornò negli Iron, così penso che ho partecipato alla produzione del suo unico album che non avesse nessun richiamo alla melodia “maideniana”. |
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