13-06-2005   Bruce Dickinson

 

L'intervista fatta a Bruce Dickinson sul suo nuovo album Tyranny Of Souls pubblicata sul numero di maggio di Rock Hard.

(grazie Cristiano)

 

Sono passati ben sette anni dalla pubblicazione dell’ultimo lavoro solista di Bruce Dickinson, quell’acclamato The Chemical Wedding che ha fatto registrare un grande successo di critica e pubblico e che ha definitivamente allontanato lo spettro del grigiore che ebbe il suo epicentro nell’era Skunkworks. Un successo che sembra andare di pari passo con la risalita dei Maiden, la cui chiave di volta è nuovamente passata per Bruce e il suo ritorno dietro il microfono. Difficile, visto l’evolversi degli eventi e i numerosissimi impegni cui il cantante britannico ha dovuto fare fronte, colpevolizzare il buon Bruce di questo ritardo, ancor più alla luce della qualità del nuovo “Tyranny Of Souls”, un album perfettamente in linea con i suoi più recenti predecessori e che mette in evidenza il periodo decisamente verde del mitico singer. È una bella giornata di fine aprile quando ci rechiamo n3egli uffici londinesi della Sanctuary per incontrare Bruce e scambiare quattro chiacchiere sul nuovo album: quando lo vediamo passare nei corridoi diretto all’ala ristoro nella sua faccia leggiamo quell’entusiasmo e quella soddisfazione per il proprio lavoro che con il tempo le rock star sembrano perdere, schiacciata dalla routine del music businnes di alto livello. Ma, si sa, Dickinson è sempre stato un personaggio sincero e fuori da certi schemi, e la piacevole, chiacchierata che segue ne è la conferma.

 

 

Bruce, appari un po’ stanco ma al tempo stesso estremamente soddisfatto, come procedono le cose?

Direi in maniera eccellente! Sono davvero soddisfattissimo del lavoro che io e Roy abbiamo fatto per questo nuovo album, la stanchezza è data dal fatto che negli ultimi giorni mi sono dovuto svegliare sempre alle sei del mattino per girare il nostro video, che oggi sono tutto il giorno con voi giornalisti, ma non mi posso certo lamentare, le cose stanno andando davvero a gonfie vele e sono molto eccitato all’idea di questo nuovo album.

 

Come mai hai scelto come titolo Tyranny Of Souls?

Originariamente questo doveva essere il titolo per il progetto che avevamo il cantiere con Geoff Tate e Rob Halford, poi come tutti sanno non se n’è fatto più nulla ma ho pensato di non sprecare questo titolo, abbiamo scritto il disco senza pensare a come intitolarlo e stavamo valutando diverse opzioni, e TOS suonava molto cool e adatto a questo prodotto, così ho pensato di riesumarlo. Anche la copertina è stata scelta con lo stesso intento, non c’è un legame stretto con il titolo o con i contenuti del disco ma è veramente inquietante e molto d’effetto, credo che hai ragazzi piacerà.

 

A proposito di copertine, è impossibile non notare come nei tuoi lavori sia assolutamente bandito l’uso di computer grafica, una scelta su cui si sono riversati anche gli stessi Iron Maiden con Dance OF death, con risultati almeno dal punto di vista del sottoscritto abbastanza discutibili. È una semplice coincidenza oppure c’è un a specifica volontà di non utilizzare le nuove tecnologie visive digitali?

A dire il vero non amo molto la computer grafica, la trovo molto fredda e poco espressiva. Credo che un  disegno fatto a mano sia ancora più efficace, forse sarò all’antica ma molto più probabilmente i computer non sono ancora in grado di ricreare il fascino che può generare la mano umana e forse mai lo saranno…

 

Negli anni passati e precedenti alla tua separazione dai Maiden Steve Harris non ha fatto mistero di non gradire troppo i tuoi crescenti impegni nella tua carriera solista, come stanno adesso le cose?

Beh, come vedi sono qui, e questo credo che possa rispondere esaurientemente alla tua domanda! In ogni caso non andrò in tour con quest’album, forse prenderò parte a qualche festival estivo ma nulla più, sono troppo impegnato con gli Iron Maiden per averne il tempo.

 

Beh, mi sembra un buon compromesso…. Tornando al nuovo album, i testi sembrano incentrati su tematiche aliene, ce ne vuoi parlare?

Più che su tematiche aliene, direi che l’album tratta principalmente dei viaggi dimensionali, del fascino della tecnologia spaziale e il viaggio in nuove galassie, dei segreti che custodiscono e dei rapporti con altri civiltà a noi sconosciute.

 

Credi nell’esistenza degli alieni?

Sì, ma al giorno d’oggi ancora non possiamo che formulare semplici teorie.

 

Se dovessi scegliere tre canzoni della carriera solista da spedire agli alieni nello spazio, quali sceglieresti?

Sicuramente Chemical Wedding, Darkside Of Aquarius e Tears Of The Dragon.

 

In un certo senso tutto questo si ricollega alla tua attività di pilota: recentemente hai iniziato a lavorare come pilota di aerei commerciali, come hai sviluppato questa passione?

E’ stato Nicko a farmi scoprire questo affascinante mondo, all’inizio ho provato per pura curiosità, poi con il passare del tempo è nata in me una vera a propria passione che mi ha portato a lavorare come pilota. Volare è una sensazione unica, porta l’uomo in una dimensione che sfida i limiti della propria natura, è veramente proprio affascinante.

 

Pensi che se non avessi fatto il cantante nella vita questo che oggi è un tuo hobby professionale sarebbe stato il tuo vero lavoro?

Onestamente non so dirtelo, perché c’è voluto un bel po’ di tempo prima che riuscissi ad avere la determinazione giusta per fare il pilota. Più che altro non mi sentivo in grado di superare di superare gli esami teorici e tecnici che la scuola di piloti impone ai propri studenti. Quando però sono salito su un aereo e ho pilotato per la prima volta, ho deciso di mettere da parte le mie esitazioni e mettermi a testa bassa sui testi di studio. Come ti ho detto ci sono voluti molti anni, in aprte anche per i miei impegni di cantante, ho passato nell’ultimo periodo un anno intero a studiare per avere il brevetto di pilota  e superare i test fisico attitudinali, e poi c’è stato tutto il periodo di pratica e di gavetta che con costanza e pazienza ti porta a diventare un pilota professionista. Diciamo che alla fine mi reputo fortunato per essere comunque riuscito a fare entrambe le cose.

 

Hai mai avuto a bordo tra i passeggeri un tuo fan che ti ha riconosciuto?

La cosa sarebbe impossibile, perché al pubblico non è consentito entrare nella cabina del pilota e quando entri in cabina sei talmente preso da ciò che stai per iniziare a fare che non c’è davvero tempo per farsi un giro tra i passeggeri. Questa è una cosa che dispiace molto a noi piloti, perché a noi tutti piacerebbe far vedere la cabina di pilotaggio a dei ragazzi o dei bambini, questo aiuterebbe molto a creare la passione e degli ottimi piloti per il domani.

 

Rimanendo in temi extra musicali, recentemente sei stato eletto tra le dieci rock star più sportive, per via della tua passione per la scherma che ti ha portato nel 1989 a disputare addirittura gli europei. Stai continuando a coltivare questa tua passione?

Si, anche se il tempo che ho a disposizione non è più quello di una volta. In fondo è n po’ come giocare a tennis, io personalmente anziché dare botte ad una pallina preferisco tirare ancora di scherma.

 

Cosa ti piace meno del tuo lavoro di musicista?

Sicuramente il poco tempo che ho a disposizione per fare le cose: spesso sei sottoposto a dei ritmi insostenibili, e oltre a non avere il tempo di dedicarti alle tue cose spesso il tempo è anche troppo poco per il lavoro spesso. Mi piacerebbe avere giornate di sei, sette ore più lunghe, così avrei anche il tempo di dormire.

 

Cosa suoneresti se non fossi un musicista rock?

Sicuramente mi dedicherei a musica acustica, magari con l’appoggio di qualche voce femminile. Mi piacciono molto le voci femminili e sono un grande estimatore di Tori Amos.

 

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